Ieri sera sono tornata a casa, tardi, andando ad aprire il cancello per mettere fuori la spazzatura, il mio compagno ha notato una chiazza sul selciato. Incuriosito, perchè proprio non si capiva cosa fosse, ha accesso la luce del cellulare ed ha immediatamente distinto un groviglio di …beh inizialmente pensava fossero vespe, questo è quello che abbiamo visto. Era anche molto buio ed abbiamo temuto di farle innervosire con il flash della fotocamera.

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Ero disorientata e neanche tanto sicura che fossero api invece che vespe. Era buio e non si vedeva bene. Ho immediatamente fatto un primo post nel mio gruppo per chiedere quante più info possibile ed avere aiuto su come muovermi, e poi un secondo post  per aggiornare tutti in diretta.
Ho così saputo che esistono numerose associazioni che si occupano del recupero di “sciami persi” ed anche dei gruppi su FB che mettono in contatto amanti delle api.
E così, grazie al TAM TAM di Facebook, la mia amica Chiara Ghiron mi ha messo in contatto con Elsa, che mi ha tranquillizzata, dicendomi che di li ad un paio d’ore, sarebbe venuta per portarsele via.

Intanto Chiara Ghiron mi ha tranquillizzata dicendomi che IL COMPORTAMENTO SCIAMATORIO DELLE API è perfettamente normale in questa stagione, forse un po’ meno in estate perchè potrebbe essere indice di un disagio.
Di norma sono abbastanza calme perchè si sono riempite di miele per affrontare il viaggio, non hanno voglia di pungere e neanche riuscirebbero a farlo molto agevolmente.
Pertanto lo sciame vicino casa non è, di norma, pericoloso. A meno di non tentare operazioni folli tipo bagnarle o peggio bruciarle.

api appena arrivati

 

Nel frattempo avevo fatto un tentativo con una scatola di cartone chiusa, sul cui lato avevo creato una piccola porticina per agevolare la loro entrata (qualora avessero deciso di farlo)

api nel cartone

Ed in effetti sembrava proprio che fossero intenzionate ad entrare nel ricoveri Improvvisato, ma il mio entusiasmo è durato poco. Perchè dopo un primo attimo di curiosità, si sono voltate ed sono tornate indietro.

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Per fortuna, è arrivata Elsa!
Prima di entrare in casa, ha indossato una tuta di protezione completa di casco (scaltra, ma non incosciente)

 

 

 

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Hanno depositato gli attrezzi del mestiere, una arnia portatile, una cassettina contenente dei telaietti con una struttura a nido d’ape (ehehehe) posizionati una accanto all’altro, in verticale.

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Ha appoggiato l’arnia a terra, proprio in prossimità delle api.

 

 

 

 

 

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Ha aperto la cassettina ed estratto un telaio. Lo ha poggiato a terra vicino alle api, con estrema delicatezza.

E subito le api hanno cominciato ad arrampicarsi sopra di esso.

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Ha proseguito estraendone anche un altro, avvicinandolo il più possibile vicino al gruppo di api che era sotto alla siepe.

Ha poi acceso questo strano attrezzo. Serve per fare fumo. Quello di Elsa contiene carta e cartone puliti, non stampati, ed aghi di pino essiccati.Altri usano iuta o fogliame secco o pellet. A differenza di quello che spesso si legge qua e là nel web, non danneggia le api ed anzi ha più effetti. Le calma in giusta dose ma le innervosisce se è troppo. Le fa andare verso il nido per l’istinto primordiale di mettere in salvo le scorte.
Dice ancora Elsa:” un’arnia affumicata è più attraente per loro di una fresca di fabbrica, chissà perchè”.

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accensione aggeggio fumo

Le api, sole e lasciate a se stesse, avrebbero vita breve. Normalmente la loro vita è di circa 40 giorni, d’estate, in piena attività. In inverno, e solo se sono al coperto e protette in un alveare ben strutturato, possono vivere fino a 3 mesi. Le informazioni secondo le quali gli apicoltori sarebbero responsabili della loro morte precoce, perchè in cattività vengono sfruttate mentre invece in natura vivrebbero anni e anni, sono fondamentalmente inesatte. Con buona probabilità è esattamente il contrario.

  Un estratto dai commenti del post nel gruppo:
…di api c’è ne sono sempre meno perché sono parassitate dalla varroa, un acaro che le indebolisce fino a portare alla morte l’intero alveare. Muoiono xché avvelenate dai pesticidi usati in agricoltura. Muoiono predate da uccelli e altri insetti come la vespa velutina. Gli apicoltori, soprattutto quelli piccoli e con poche arnie, le trattano come figlie. Devono curarle x la varroa e prestare attenzione a mille cose x tenerle in salute….

….ovviamente esiste lo sfruttamento anche in questo ambito ma non siamo ai livelli degli allevamenti. Sono creature completamente diverse dagli animali “da reddito” e diverso è anche il rapporto che l’uomo ha con loro…

Aggiungo una mia considerazione personale: le api x istinto raccolgono nettare che trasformano in miele. Non è che se le “lasci libere”, loro smettono di bottinare e giocano con l’umano a portargli la palla. Per le api si parla di “super-organismo” perché vivono e agiscono come un unico essere, dove ogni individuo ha compiti precisi che mutano continuamente. Un’ape da sola muore xché non avrebbe cibo e riparo (il suo istinto la porterà sempre a cercare un’arnia a cui unirsi x continuare a fare quello che “sente”). Potremmo anche lasciarle “libere” ma loro continueranno a produrre miele, andando oltre quello che gli serve x vivere. Non sto e non voglio dire che sia giusto prenderglielo. Sto dicendo che è tendenzioso dire che sono sfruttate x farlo. Alla coscienza di ognuno dire è “loro e io non lo voglio”. torno alla mia considerazione personale: libere in natura non sarebbero curate x i parassiti come lo sono dagli apicoltori e, soprattutto, siamo sicuri che non verrebbero bruciate dal primo babbo preoccupato x i suoi bimbi? Senza contare il fattore pericolosità anafilattica delle loro punture. Quindi, personalmente, preferisco saperle al sicuro e curate da un apicoltore che libere di essere sterminate da chiunque.

….Io mi sono avvicinata l’anno scorso e devo dire che ho passato diverse notti insonni con la paura di avere potuto fare qualcosa di sbagliato. Vedo tante persone nel gruppo facebook sugli apicoltori e mi paiono quasi tutti molto preoccupati del benessere delle api.
Certo, sono per moltissimi apicoltori animali da reddito e quindi si tratta di un ‘do ut des’ ma guardate che in effetti tra pesticidi e cambiamenti climatici le api beneficiano del rapporto con l’uomo.
Tenete anche conto che in Italia, e in altri paesi occidentali, la pratica di distruggere l’arnia per ricavare il miele non si usa. Forse altri paesi sono diversi.Credo che consumare miele prodotto da un piccolo apicoltore locale non abbia nulla di ‘antivegano’.
Aggiungo anche che l’apicoltore non ha alcun interesse a spiaccicare le api, che se muoiono in maniera cruenta rilasciano feromoni che eccitano le altre api a difendersi.

le arnie come le conosciamo oggi sono state inventate a fine ‘800. Prima le api facevano i favi nei tronchi degli alberi o tra gli arbusti. x quello venivano uccise, x poter prendere il miele in sicurezza. È da 150 anni che non si usa più questo sistema è questo la dice lunga su come siano dure a morire certe informazioni non più veritiere.
….gli apicoltori non sono persone che gestiscono dei santuari e come ha detto giustamente Chiara, è un do un des (che le api non si sono scelte ma dal quale traggono cmq dei benefici).
a mio parere, più arnie possiede un apicoltore, meno attenzioni avrà x gli animali (anche se è una generalizzazione e non mi piace). Il miele del supermercato non è diverso da quello dei banchetti dei mercatini. È l’apicoltore che decide a chi vendere il “suo” miele. Se alle cooperative che glielo pagano un po’ meno ma glielo prendono tutto, o se far vasetti x i mercatini. ci sono poi delle tecniche (non cruente) x spingere le api a portare più miele nei melari invece che nell’arnia. E questo non è un gesto “carino” nei loro confronti.
propoli e cera sono di fatto prodotti di “scarto” dell’arnia che si recuperano assieme al miele quindi (a mio parere) usarli non è esecrabile.
la pappa reale non la reputo vegan poiché prevede l’uccisione delle larve x sottrargliela.
Il polline lo considero “vegetariano”: questo rimane attaccato al corpo delle api quando bottinano. Quando tornano all’arnia, passano attraverso una griglia bucata che stacca il polline dai loro corpi e lo fa cadere in un cassettino sottostante. (di fatto, un furto ^^).
non tutti i produttori di miele producono pappa reale e polline. I piccoli in genere raccolgono solo miele e cera.
Il mio consiglio è di comprare eventualmente miele da loro, xché si è praticamente certi di un basso sfruttamento dell’ape e di tante cure nei suoi confronti…”

Vorrei aggiungere una piccola considerazione sui piccoli apicoltori: dedicano con passione tutto il loro tempo libero alla cura delle api, certe attività non si portano avanti per lucro, devono essere supportate da un amore grandissimo. Anche la vita privata ne è condizionata, il/la compagna di un apicoltore deve condividere questo amore, perchè spesso non permette pomeriggi liberi o vacanze esitive. Le arnie sono a due passi da casa e non è raro trovarsene in cucina a banchettare. Elsa e Chiara hanno anche un’altra bellissima abitudine… quella di sedersi in prossimità delle api e passare del tempo a vederle muoversi e lavorare, magari cantando o suonando… ed a quanto mi raccontano non sono le uniche! Con il tempo si impara a conoscerle e valutare se siano più o meno nervose e se quindi sia il caso di avvicinarsi ed a quale distanza, proprio come fareste con un cagnolino.

Secondo le stime delle organizzazioni degli apicoltori, ogni anno vengono messe nei campi 175mila tonnellate di sostanze chimiche che inquinano e compromettono l’ecosistema in cui le api vivono e si riproducono. In Italia ci sono 40mila apicoltori e 12mila produttori apistici che, compreso l’indotto, generano un fatturato che oscilla tra i 57 e i 62 milioni di euro all’anno. Il valore del servizio di impollinazione reso all’agricoltura è stimato invece in 2,6 miliardi di euro. Quello che rendono all’umanità inestimabile: le api, secondo i dati della FAO, garantiscono l’impollinazione di 71 delle 100 colture che costituiscono il 90% dei prodotti alimentari in tutto il mondo. L’uso indiscriminato di insetticidi e diserbanti è incentivato dalle multinazionali, in UE alcuni sono proibiti, ma se passasse ilTTIP, secondo uno studio del Center for International and Environmental Law, ben 82 pesticidi banditi in Europa, ma permessi negli Usa, entrerebbero nel mercato, aggravando ulteriormente una situazione già drammatica. Una follia.

Ed il ricorso a prodotti disinfestanti ed insetticidi viene effettuato anche in modo preventivo, pur non essendoci reale problema. Questo diserbante rimane sull’erba, le api al mattino vanno a bere la rugiada, bevendo questo diserbante muoiono, oppure se vengono dati degli insetticidi. Per esempio c’è un vicino qui da me che coltiva il grano e tutti gli anni nei mesi di maggio e giugno quando fioriscono i fiordalisi nel suo campo, lui dà un anticimice (perché dicono che c’è la cimice, lui non l’ha vista però dà l’anticimice). Perché chi gli ritira il grano dice: “Se non gli dai l’anticimice, io non ti ritiro il grano!” I fiordalisi sono amati dalle api e quindi le api vanno sui fiordalisi e muoiono. Poi, anche se ci fosse un po’ di cimice, io sinceramente, come tanti altri preferirei mangiarmi un po’ meno di grano, ma almeno senza veleno.
L’articolo completo qui 

Questa era la situazione dopo circa mezz’ora. Sembrava proprio che fossero contente di arrampicarsi, sapendo di aver trovato casa

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Elsa ha continuato ad estrarre telai, le api si arrampicavano e lei li sistemava delicatamente al loro posto, nell’arnia.

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Tante tantissime api operose e ronzanti. Sapete che riuscite a capire se sono disturbate proprio dal loro ronzare? Appena mi avvicinavo un po’ troppo (mi hanno detto che sono stata molto coraggiosa, ma mi sa che più che altro era pura incoscienza nel piacere di vedere questa magia della natura)il ronzio si faceva più cupo e sordo.

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I telai erano tutti fuori. Nell’attesa delle api. Da quando Elsa è arrivata, saranno trascorse un paio d’ore. E non sapevamo ancora quanto tempo avremmo dovuto attendere per completare il trasferimento.

 

 

 

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Ha rimesso nell’arnia tutti i telai e chiuso il coperchio, per facilitare un pochino l’operazione di recupero ha accesso la “pompa di fumo” quell’arnese di cui vi ho parlato prima.

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Con estrema delicatezza ha cercato di convincerle ad entrare. Se l’apicoltore in questa fase usasse metodi bruschi potrebbe causare la morte di qualche ape.
Un ape morta o moribonda rilascia dei feromoni che allarmano tutte le altre. Ed uno sciamo arrabbiato è veramente pericoloso.

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Ora tenta di avvicinare il più possibile l’arnia al gruppo di api rimasto sotto alla siepe, posizionandola dal lato del foro di ingresso delle api.

Ma non è ancora sicura che l’ape regina sia entrata nell’arnia. Non l’ha vista. Poteva essere nascosta dalle centinaia di api, ma di solito è riconoscibile.
Ed infatti analizzando la situazione si convince che sia ancora fuori.

Ha riaperto leggermente il coperchio superiore per dare un’occhiata e permettere alle api di entrare agevolmente.

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Finalmente, a forza di cercare, è riuscita ad individuare l’ape regina. Prendendola delicatamente con le mani la inserisce nell’arnia. Purtroppo non abbiamo potuto fare uno scatto sul primo piano dell’ape regina, avremmo rischiato di perderla.

Questa è la situazione intorno alla porticina d’ingresso.
E QUESTA E’ L’APE CHE SI E’ POSIZIONATA ALL’INGRESSO COL COMPITO DI RICHIAMARE TUTTE LE ALTRE!

api attorno al buco

Qui forse si vede meglio. Vedete l’ape col culetto all’insù? Bene, quella sta richiamando tutte le altre a raccolta. Tramite la GHIANDOLA DI NASONOV emette un feromone (feromone di nasonov o feromone di aggregazione delle api) con cui permette alle altre di localizzare l’ingresso dell’alveare che contiene la regina.

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Ecco, la cassetta è stata richiusa e le api stanno finalmente entrando spontaneamente per raggiungere la loro REGINA.

Abbiamo passate qualche ora a cercare di dare un senso a questo sciame impazzito. Siccome non tutte le api sono entrate nell’arnia, Elsa decide di lasciarla e tornare stasera. Non appena comincerà a fare buio le api staranno sicuramente tutte dentro.

Verso le 18 qualche ape era ancora in movimento. Camminavano in direzione del fondo della cassetta, dove a separarle dalla regina, c’era solo un leggero lamierino microforato.

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Così, aspettando Elsa, ho cercato di farle rientrare, spostando leggermente indietro la cassetta e portandole allo scoperto. Operazione ripetuta due o 3 volte.
Ma quando Elsa è arrivata le api non erano ancora entrate tutte. E sapete cosa ha fatto? Le ha prese una per una e le ha inserite nella cassetta.

Il tutto sotto lo sguardo attento dei miei due bimbi 4enni. Quando Elsa ha fatto notare a Lavinia che non si poteva stare scalzi in giardino perché c’era il pericolo di calpestare un’ape inavvertitamente, le le ha risposto candidamente CHE PORTAVA I CALZINI, non era affatto scalza. Hanno seguito con estremo entusiasmo tutta la storia, e si sono anche avvicinati perchè volevano toccarle. Beh, naturalmente non gli è stato permesso, però l’idea che non ne avessero timore mi è molto piaciuta! Ma le api si sono comportate bene e non hanno dato cenni di nervosismo.

Alla fine, quando Elsa ha sollevato la cassetta con entrambe le mani per portarla via si è accorta che la parte inferiore era completamente piena di api che confuse, anzichè entrare si erano attaccate alla rete sottostante.
Ma non si è persa d’animo. Ha preso uno scatolone grande e ci ha sistemato dentro tutta l’arnia!

Ecco tutto, spero che questa mia avventura sia di ispirazione a molti che vivono la stessa situazione. Non pensate neanche per un attimo di dar fuoco allo sciame o di farlo scappare. Andrebbero sicuramente incontro a morte certa. Di questi tempi le api scarseggiano veramente molto e sono esserini molto preziosi per il nostro ecosistema.

Se avete bisogno e siete di Roma o dintorni potete contattare Elsa Popescu a questo numero: 3890545106. Se invece siete di altre zone d’Italia rivolgetevi ad uno dei gruppi FB che si occupano e preoccupano delle api, sapranno sicuramente indicarvi un referente di zona.